Le prospezioni geofisiche rappresentano un potente strumento di indagine per esplorare il sottosuolo in modo non invasivo. Queste tecniche, utilizzate in contesti archeologici, permettono di ottenere informazioni preziose sulle caratteristiche delle strutture sepolte senza effettuare operazioni di scavo, che potrebbero rivelarsi costose e distruttive.
Nell’articolo di Spiron scopriremo di cosa si tratta e quali sono le tecniche più diffuse nel settore.
Cosa sono le prospezioni geofisiche
Le prospezioni geofisiche sono metodologie non distruttive che utilizzano principi fisici per investigare il sottosuolo e rilevare la presenza di cavità o di strutture sepolte. Queste indagini sono particolarmente raccomandate in aree scarsamente urbanizzate. È importante notare che le prospezioni geofisiche sono più efficaci quando si ha una conoscenza pregressa della tipologia strutturale dei resti sepolti e della loro profondità approssimativa.
Tecniche più comuni per le indagini preventive
Sono diverse le tecniche utilizzate per le prospezioni geofisiche. Vediamo di seguito le più comuni:
- Indagine Geoelettrica: Questa tecnica prevede l’uso di elettrodi distribuiti lungo un profilo a distanza ravvicinata per misurare la resistività elettrica del terreno. È utile per individuare cavità o corpi anomali nel sottosuolo;
- Prospezioni Geomagnetiche: Questa metodologia si basa sul rilevamento delle anomalie del campo magnetico terrestre causate dalle diverse proprietà dei materiali sepolti. Le prospezioni geomagnetiche sono ampiamente utilizzate per intercettare la presenza di strutture antropiche o di reperti nel sottosuolo;
- Georadar: Questo sistema d’indagine si basa sulla riflessione delle onde elettromagnetiche con frequenze comprese tra 10 e 2000 MHz, consentendo di individuare stratigrafie sepolte a diverse profondità
- Carotaggi: I carotaggi sono un metodo essenziale per ottenere dati preliminari sul sottosuolo. Questa tecnica permette di prelevare dei campioni del terreno per valutare la presenza di strutture sepolte e la consistenza di eventuali depositi antropici.
Tali tecniche offrono numerosi vantaggi. In primo luogo sono non invasive, pertanto non è necessario effettuare scavi distruttivi per rivelare ciò che giace al di sotto del piano di calpestio. Inoltre, sono estremamente precise, consentendo di individuare strutture antropiche o reperti nel sottosuolo in modo rapido ed efficace.